mercoledì, dicembre 06, 2006

Cristian Savani racconta il suo Mondiale
Dalla medaglia d’oro agli Europei al quinto posto ai Mondiali un anno dopo. L’Italia maschile di volley ha deluso le aspettative degli appassionati e anche le proprie. Dopo un’estate travagliata con l’ormai famoso chiarimento in corso d’opera fra i giocatori e il ct Giampaolo Montali, si è cercato di mettere tutto tra parentesi in nome dell’obiettivo comune: bissare il titolo iridato del 1998. Fra i protagonisti del team azzurro figura sempre Cristian Savani, nato a Castiglione delle Stiviere.
"Sicuramente quando siamo partiti per il Giappone ci aspettavamo qualcosa in più della quinta piazza -esordisce lo schiacciatore cresciuto pallavolisticamente nel Bresciano-. Siamo stati penalizzati dal girone. Chi si trovava nel raggruppamento del Giappone, aveva la strada spianata verso le semifinali. Basta guardare la Polonia in finale con il Brasile: non si può arrivare in fondo e perdere 25-12 e 25-17. Noi –ricorda con amarezza- abbiamo sbagliato la prima partita con la Bulgaria che ha compromesso l’intero nostro Mondiale. Con il Brasile (penultima gara della seconda fase, ndr) non abbiamo sbagliato partita; semplicemente loro sono nettamente più forti di noi. Ci siamo sentiti impotenti. Ma non facciamo fatica solo noi: i brasiliani sono una spanna sopra tutti".
Dopo la sconfitta con i bulgari, siete riusciti a pensare a un incontro alla volta? "Siamo rimasti concentrati su ogni singola partita –risponde Savani-. Con questa formula dove contava anche il quoziente punti, dovevi dare sempre il 100%. Nella prima fase non abbiamo mai guardato troppo avanti, nella seconda invece sì, abbiamo fatto i conti".
Risultati di questa rassegna iridata a parte, qual è il reale valore dell’Italia nel panorama mondiale? "Secondo me l’unica squadra con cui c’è una forte differenza è il Brasile. Loro giocano in maniera molto veloce, noi siamo più potenti e più abituati alla palla alta. Chiaro che c’è da cambiare qualcosa nel modo di allenarci, ma sono cose che valuterà il ct. Tutte le volte ce la giochiamo con le altre, ma contro il Brasile subiamo costantemente. Tuttavia –si interroga il martello- il punto è: dobbiamo avvicinarci noi al loro tipo di gioco o dobbiamo diventare i più bravi di tutti nel nostro? Non è semplice cambiare l’impostazione a giocatori che sono colonne portanti della Nazionale e dei club. Il nostro gioco ci può permettere di vincere con tutte, tranne il Brasile. Noi ragazzi dopo la partita ci siamo fatti il nostro esame di coscienza". Dopo il Brasile è tornato un po’ di attrito con Montali? "In effetti sì, sempre per motivi tecnici. Poi siamo stati bravi a non mandare tutto in malora e a non mollare. In seguito nelle finaline abbiamo scoperto gente meno motivata di noi".
Se l’Italia fosse stata inserita nell’altro girone? "Saremmo arrivati almeno in semifinale, ma io dico anche in finale". Solo sfortuna allora? "No, colpa del sorteggio pilotato per favorire il Giappone. Speriamo –ride- che nel 2010, quando giocheremo in casa noi, avvenga la stessa cosa".
Non entrato con Bulgaria, Repubblica Ceca e Stati Uniti; un ingresso e 1 punto con l’Iran; apparizioni varie e zero punti contro Venezuela, Germania, Cuba e Brasile. Il Mondiale giapponese di Cristian Savani si riduce in pratica alla partita con la Francia, quando è stato gettato nella mischia da metà del 2° set e con i suoi 20 punti ha trascinato la squadra al tie-break, purtroppo sfumato. Ci si giocava il terzo posto nel secondo girone. Nelle finaline Cristian ha collezionato due ingressi con Russia e Francia e 4 punti. "Quando entro cerco di dare il meglio –dice- ma gli spazi non sono granché. Sono 4 anni che gioco in Nazionale e che si dice che prima o poi arriverà il mio momento". Ora l’obiettivo è Pechino.

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