giovedì, aprile 10, 2008

All Fin, doppia grana: gioco da ritrovare e impianto da cambiare
VOLTA MANTOVANA. L’All Fin riemerge dalla trasferta di San Vito dei Normanni con la consapevolezza che per ottenere la promozione attraverso le forche caudine dei playoff, deve innalzare di parecchio il livello di gioco. Analisi cruda e magari impietosa dopo una vittoria, ma doverosa. Gli stessi protagonisti parlano come se avessero perso. C’è inoltre un altro aspetto: l’emigrazione dal PalaValle.
Per i playoff la Lega richiede una capienza superiore, da A1, e il PalaValle possiede l’omologazione solo per la stagione regolare. Beffa che si aggiunge al danno. Anche Roma e Conegliano hanno questo problema. Il club collinare confidava in una deroga, invece è costretto a spostarsi a Montichiari, perché il PalaBam non ha tutte le date libere.
Dai commenti post-gara sembra quasi che l’All Fin abbia perso. Comprensibile. Del resto, i 2 punti contavano fino a un certo punto per la classifica; era il gioco in vista dei playoff ad essere sotto esame. Sara Ripamonti, che è entrata solo in seconda linea nel terzo e nel quinto set, non sa spiegarsi i motivi della metamorfosi dopo il 2-0: “Abbiamo sofferto. Non credo si sia trattato di rilassatezza. Nel primo set siamo andate abbastanza bene, poi abbiamo quasi sempre rincorso non riuscendo a fare le cose semplici. La foga ci ha fatto commettere troppi errori. Nel tie-break ci siamo espresse meglio, ma sul finale abbiamo sprecato e penato”. Il San Vito giocava l’ultima partita in casa e voleva fare bella figura: “E l’ha fatta – chiosa la giocatrice – noi meno. Niente di bello. Cerchiamo di andare avanti e pensare ai prossimi match. Un conto è vincere 3-2, un conto sarebbe stato portar via un 3-0 anche ai vantaggi. Dobbiamo lavorare”.
A San Vito l’All Fin ha ricevuto col 42% e attaccato col 44% contro 34% e 43% delle avversarie. Escluse le battute, 22 sono gli errori punto (14 Stamplast). Daniele Rampazzo prova a catalogare la partita: “Pazzerella? Forse – risponde il coach assecondando il desiderio di sdrammatizzare – ma più che altro giocata con qualche sprazzo buono e con un’infinità di errori nostri. Incredibili, ingiustificabili. Quando commettiamo uno sbaglio, ne facciamo seguire altri. Abbiamo pagato abbastanza in ricezione. Il muro è l’unico fondamentale andato bene, ma la fase di contrattacco è stata deleteria. Abbiamo vinto i primi due set benino, poi da metà del terzo c’è stato un crollo, la cui apoteosi negativa si è verificata nel quarto. Nel tie-break abbiamo conquistato subito un buon margine. Abbiamo battuto molto male sia tecnicamente che tatticamente. Nel quinto set ci siamo staccati grazie agli unici servizi effettuati nella giusta maniera. La differenza tecnica fra le due squadre è enorme – quasi non si capacita l’allenatore – per carità, loro giocavano l’ultima partita in casa, però c’è un limite da tenere. Potevo forse cambiare di più, e ad un certo punto erano da far scendere tutte, tuttavia la squadra deve imparare ad uscire dalle situazioni difficili. Non esiste che loro entrano in queste situazioni e qualcun altro deve risolvergliele. Ne hanno le capacità”. Qualcosa da salvare? “Faccio fatica. Nel gioco siamo stati carenti. Certe persone sono cadute in fondamentali che di solito sono il loro forte. Poi improvvisamente riuscivamo a conquistare 6-7 punti giocando come sappiamo, salvando la partita”. I playoff sono per forza di cose un pensiero fisso: “Cercheremo di tirar fuori quanto c’è di buono per arrivare ai playoff in una condizione psico-fisica migliore e competitiva. Mentalmente dobbiamo crescere e saper cambiare rotta in certi momenti”.

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